Un 2022 negativo per le big tech. E il futuro?

Si è appena concluso un anno molto difficile per il settore tecnologico e quindi mi sembrava doveroso fare un bilancio di quello che è accaduto alle cosiddette big tech, le grandi aziende tecnologiche che hanno raggiunto una posizione di dominio nel mercato tecnologico (Google, Apple, Amazon, Facebook e Microsoft).

Il 2022 è stato l’anno dell’allentamento delle restrizioni a seguito della pandemia e proprio i lockdown globali hanno evidenziato al mondo intero che il digitale permetteva a tutti di vivere, lavorare, studiare, avere relazioni… Questo ha prodotto un cambiamento nelle nostre vite che rimarrà per sempre, basti pensare allo smart working che è stato inserito nei contratti aziendali e non più legato all’emergenza pandemica.

Proprio questa penetrazione e diffusione del digitale lasciava pensare che i modelli di business dei colossi tech fossero avviati verso una crescita senza fine. Poi a febbraio tutti abbiamo visto le colonne di carri armati russi con la Z bianca invadere l’Ucraina portando la guerra nel cuore dell’Europa. Ne è seguito un aumento del costo delle materie prime, contrazione dell’economia (appena ripartita dopo la pandemia), inflazione e crollo dei consumi delle famiglie.

È così che il settore tech ha avuto un brusco risveglio: Elon Musk acquisisce Twitter e licenzia metà delle persone, Meta taglia 11.000 dipendenti, 10.000 Amazon e l’anno si chiude con un ribasso mai visto con le big tech che bruciano 4.500 miliardi in borsa.

Crisi congiunturale o lento declino?

Questa è la domanda che tutti si stanno ponendo e la cui risposta non è affatto facile da dare.

Se osserviamo la tabella notiamo che nonostante le ingenti perdite Apple, Microsoft, Google e Amazon rimangono tra le prime 5 aziende per capitalizzazione e valgono più del periodo pre-pandemia (2019). Al contrario Meta, probabilmente paga le scelte sbagliate di Zuckerberg rispetto al metaverso. Questo fa pensare che, forse, la pandemia ha generato una sovrastima nelle prospettive di crescita con eccessi nelle assunzioni.

Sovrastima che probabilmente era già avvenuta negli anni 2010 quando l’unico indicatore che veniva controllato dalle big tech era il numero di persone che utilizzavano i loro servizi. Il fatto che metà della popolazione mondiale (circa 4 miliardi) comunichi attraverso strumenti di Google, Apple e Meta non è più sinonimo di stabilità economica. Ci sono altri fattori che sono entrati in gioco:

  • La concorrenza: vedi ad esempio Telegram o Tik Tok, che “rubano” fette importanti delle entrate pubblicitarie.
  • Crisi della globalizzazione: o meglio alla frammentazione dell’economia mondiale che ha portato ad esempio a carenze e difficoltà logistiche, basti pensare ai ritardi nel lancio dell’iPhone 14 a causa degli scioperi degli operai della Foxconn di Zhengzhou in Cina.
  • Inflazione: e di conseguenza minor consumi e minor entrate per le big tech. Questo è dovuto all’andamento politico ed economico del pianeta, mai come oggi così tanto incerto, specie nel mondo occidentale.

In questo inizio anno assisteremo ad un assestamento delle big tech mentre in un futuro più lontano il loro destino dipenderà, oltre alla congiuntura politico-economica mondiale, anche dalle scelte delle stesse. Un ruolo chiave lo rivestirà l’Intelligenza Artificiale, ormai pronta ad entrare nelle nostre vite generando un vero e proprio cambiamento epocale. Ma di questo e altre novità vi parlerò prossimamente, per adesso, ma solo per adesso è tutto, ne approfitto per augurarvi un sereno 2023 e vi do appuntamento al prossimo articolo.
Davide G.

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