Motori di ricerca: Neeva sfida Google

Nel 1998 due studenti di Stanford, Sergey Brin e Larry Page, convinti che le pagine citate con un maggior numero di link fossero le più importanti e meritevoli, lanciarono la versione beta di Google.

Il sito era completamente privo di pubblicità e l’unica piattaforma di riferimento era il computer. Nel corso degli anni ci sono stati molti cambiamenti, l’avvento degli smartphone, il sistema operativo Android e la costituzione di Alphabet Inc., la holding che controlla la bigG e altre società minori, un colosso che oggi può vantare un fatturato di 137 miliardi di dollari e oltre 114.000 dipendenti.

Ormai è un dato di fatto, Google non è un motore di ricerca, è il motore di ricerca. Negli ultimi 20 anni molti hanno provato a insidiare il suo monopolio (l’ultimo è stato Microsoft Bing) ma il risultato è sempre stato un buco nell’acqua.

Ora è il turno di Neeva, una startup che ha come obiettivo quello di lanciare un nuovo motore di ricerca dove gli utenti pagheranno un abbonamento (tipo Netflix) per ottenere i risultati di ricerca desiderati piuttosto che ciò che gli inserzionisti vogliono che vedano. Il tutto senza presenza di pubblicità.
Si tratta sicuramente di un progetto ambizioso e non senza rischio di fallimento ma la cosa promettente riguarda i suoi fondatori: Sridhar Ramaswamy e Vivek Raghunathan. Rispettivamente ex SVP of Ads e VP of Monetization proprio di Google! Raghunathan tra l’altro ha fatto parte del team al lavoro su YouTube.

Attualmente Neeva è ancora in fase di test, quando Neeva diventerà online il servizio sarà inizialmente gratuito per poi passare a 5/10 dollari al mese, importo che scenderà man mano che gli utenti aumenteranno. Come potete immaginare il problema sarà convincere gli utenti a pagare per ciò che altrove è gratuito. Ecco la risposta di Sridhar Ramaswamy:

A volte ci scherzo su con le persone. Dico loro che tutti noi paghiamo per l’acqua che esce dal nostro rubinetto, senza dar peso alla cosa. Sapete perché? È un prodotto a basso prezzo e di qualità elevata. Perché i servizi online non potrebbero funzionare allo stesso modo?

Per adesso, ma solo per adesso è tutto, vi do appuntamento al prossimo articolo.

Davide G.

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